venerdì 12 luglio 2013

giorno 3392

Dopo molti mesi ho ripreso a leggere un libro ("di lettura", perchè altri come il Five Minutes, Diagnostica di laboratorio e prontuari vari li ho sempre tra le mani): Avere o Essere, di Erich Fromm.
Questo l'ho proprio comprato, perchè sono della filosofia di comprare solo libri che piacciono. E' secondo me inutile comprare un libro mai letto, leggerlo, e tenersi 'sto schifo nella libreria. A maggior ragione adesso, che vivo in questa mini-abitazione con due cani e un gatto, e ho una camera da letto grande quanto una gabbia di coniglio.
"Avere o Essere" l'ho letto la prima volta quando ero giovane e liceale. Vivevo in un'afosa cittadina nel bresciano, prendevo sempre libri in prestito in biblioteca, provavo un piacere infinito a vedermeli sul comodino accanto al letto, a vedere sempre più riempita la mia tesserina dei prestiti, a passeggiare fino alla biblioteca, che allora si trovava in una vecchia villa che ancora conservava le carte da parati e le librerie in vecchio legno scuro. La Bellezza era nell'aria.
Questo libro mi era piaciuto, per la precisione è uno dei miei libri preferiti. Mi piace Fromm, infatti ho letto anche altri suoi libri. Mi piace la fuga dal consumismo dissennato, la ricerca di una spiritualità superiore e laica, svincolata da qualsiasi religione che, inevitabilmente, corrompe. E in questo periodo avevo proprio bisogno di spiritualità, di ritrovare la giusta dimensione delle cose. Da quando ho un lavoro e uno "stipendio" che mi permette anche di mettere da parte qualche soldo ho iniziato a togliermi degli sfizi. Prima ero una studentessa squattrinata e non mi permettevo di certo di comprare un paio di decolleté da 90 euro, non a caso le scarpe con cui mi sono laureata erano a dir poco di cartone, pagate 20 euro o giù di lì. Adesso certe cose me le posso permettere serenamente, va benissimo spendere un po' di può per avere degli oggetti di migliore qualità e presumibilmente più duraturi, però realizzo che la situazione mi sta sfuggendo di mano.
E' insano vederli come premio per aver lavorato tanto, tanto più che svolgo il lavoro che desideravo fare fin da quando ero una bambina dell'asilo. Ok, a volte è pesante sopportare certi proprietari e ingoiare tanti rospi, però degli oggetti non possono essere un surrogato del tempo che vorrei avere per me, da passare a casa, accanto alle persone e agli animali che amo.
E' insano sentirsi frustrati non trovando l'oggetto che desidero (sebbene voi che producete abiti dovreste sapere che avete rotto il cazzo con questi modelli a sacco o svasati a vita alta che paio al terzo mese di pregnancy... ma fate qualcosa di carino!).
Vorrei tornare a vivere nella modalità dell'Essere, dove tutto ha un senso e tutto ha l'importanza che merita.

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